Viaggio in camper in Sardegna, a Cagliari

Se non si conosce la città, piuttosto che avventurarsi in camper conviene fare base in periferia e muoversi con i mezzi pubblici. Così si ha modo anche di prendere le misure per una replica. E provenendo da Sant’Antioco il primo riferimento utile si trova a Santa Margherita di Pula, circa 40 chilometri prima di Cagliari. E’ il camping Flumendosa (S.S. 195, Km 33+800; tel 070 9208364, fax 070 9249282). Aperto tutto l’anno, tranquillo e attrezzato di camper service, sta a un passo dalla spiaggia e a cinquecento metri dalla fermata dell’autobus. Per colmo lo stesso autobus conduce in 45 minuti a Piazza Matteotti, su cui affacciano il bel Municipio liberty, la stazione marittima, quella delle autolinee e quella ferroviaria, con accanto un vasto parcheggio custodito a pagamento di giorno, dove ‘non è vietato’ pernottare. Proprio qui ci sistemeremo in camper la sera precedente la sfilata di Sant’Efisio, che si svolge il 1° Maggio (festivo anche per i bus). Ma prima ci godiamo due giorni da turisti pendolari. Sono pochi perchè la città è invitante e le cose da vedere numerose. Dunque mettiamo via la guida e ci accontentiamo di bighellonare per il centro e per la cittadella, dove in occasione della festa si susseguono mostre e concerti. Poco lontano, sul lungomare, visitiamo l’annuale Fiera Campionaria, una vetrina completa per chi è in cerca di prodotti tipici. E poi torniamo indietro per mescolarci tra i fedeli cui è riservata la vestizione della statua di Sant’Efisio. Questo è un ‘dietro le quinte’ per pochi intimi, replicato ogni anno uno o due giorni prima della sfilata, nella piccola chiesa che porta il nome del santo e custodisce il cocchio da parata. Alcuni prescelti, da una lunga lista d’attesa di gestanti, persone con disabilità e infermi, s’incaricano di apporre vari indumenti sul simulacro del santo, in successione fino al mantello rosso porpora. E’ una cerimonia vagamente pagana (non a caso disertata dalle autorità ecclesiastiche) ma così carica di pathos da farci comprendere il forte attaccamento degli isolani al loro patrono. Quello che non sospettiamo neppure in quelle due ore, in quello spazio tanto angusto, e dinanzi a quell’effigie tanto dimessa, è la strabiliante e smisurata esplosione di onoranze che gli verranno tributate da lì a poco. Protagonista la Sardegna Lungo il percorso della sfilata tribune numerate accolgono ordinatamente gli spettatori; ma per accedervi occorre procurarsi per tempo un biglietto d’invito (chiedere all’ufficio turistico del Comune, tel. 070 664195 o alla AAST, tel. 070 669255). Una postazione fissa è in realtà indispensabile se non si vogliono perdere i fotogrammi di un colossal sui costumi dell’isola. Perchè di tanto si tratta: un documentario vivente di etnografia dal montaggio serrato, così evocativo e sfavillante, per i colori, i tessuti e le preziose decorazioni, da non far pesare la lunghezza dello spettacolo: quasi quattro ore, e senza intervalli! Stando fermi è tutto il folklore della Sardegna che ti passa davanti con più di cinquemila figure. Aprono il corteo le traccas, i carri agricoli del Campidano trainati da monumentali buoi, addobbati come cornucopie e straripanti di allegre brigate. Seguono a piedi, intervallati da suonatori di launeddas, decine di gruppi nei più vari abbigliamenti tradizionali, in rappresentanza di tutti i paesi dell’isola. Quindi sfilano i Cavalieri, da soli o sei a sei, in sella o in groppa a superbi destrieri. Sono seguiti da un drappello di Miliziani, le guardie di scorta del santo in divisa seicentesca, da una processione di stendardi e da giovani donne che cospargono la strada di petali. E’ il segnale che annuncia l’arrivo di Sant’Efisio sul cocchio trainato da due buoi infiocchettati. Davanti, tra militari in alta uniforme incede l’Alter Nos, un tempo rappresentante del Vicerè, ora della municipalità. Ma gli occhi sono tutti per il baldacchino che avanza lentamente. Dietro i vetri l’effigie di Sant’Efisio ammantata di ori traballa un poco; e sembra ringraziare i fedeli mentre si segnano e applaudono in una commozione liberatoria. Quando le due ali di folla si richiudono sulla scia del cocchio, da terra sale un profumo di fiori e si avverte sfumata l’onda d’ammirazione che percorre le vie adiacenti… Il corteo prosegue fino al limitare del porto e poi, in forma ridotta, s’avvia alla volta di Pula, 36 chilometri a sud. Fino a qualche anno fa il percorso era su strada, ma ora, mare permettendo, si preferisce una processione di barche che le navi alla fonda salutano a sirene spiegate. Dopo una tappa intermedia nella località di Sarroch, intorno alle 12 del 2 maggio il santo arriva a Pula dando inizio ad altri due giorni di festeggiamenti, fino al suo rientro a Cagliari, il 4 maggio, con un corteo notturno. Ma non è finita: il giorno dopo, nell’ippodromo del capoluogo è in programma il Palio di Sant’Efisio, una recentissima istituzione dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, che dà modo di rivedere i Cavalieri lanciati in spettacolari evoluzioni, e di assistere all’esibizione dei più quotati gruppi folkloristici. Insomma, ancora un bagno mistico nella storia del costume sardo.]]>